Crediti ECM: caso dei medici competenti

Crediti Ecm, che cosa succede alle altre categorie dopo il caso dei medici competenti

Ha destato scalpore il caso dei medici competenti di cui il ministero della Salute ha avviato le procedure di cancellazione, 6 mila circa su 11 mila, non in regola con i crediti Ecm. Malgrado il ministero abbia invitato i medici a contattarlo per sanare eventuali disguidi, il "dado è tratto" e molti si chiedono se dopo la medicina del lavoro tocchi a dipendenti e convenzionati rischiare il licenziamento o la revoca della convenzione se si hanno meno crediti del dovuto. Anche perché è forse fisiologica una sacca di professionisti con un numero più basso di crediti. «In realtà non solo non è disponibile un dato percentuale di medici in regola con i crediti, ma anche ove lo fosse sarebbe un dato numerico. Il numero che certifica il raggiungimento della soglia di "tranquillità" varia a seconda della categoria di professionista (abbiamo visto il caso dei medici competenti) e a seconda della situazione personale», afferma Sergio Bovenga presidente del Cogeaps, il consorzio delle professioni sanitarie che raccoglie i crediti attribuiti dai provider di educazione continua per ogni iscritto ad ordine o associazione sanitaria. «Una dottoressa che ha avuto due gravidanze in tre anni sarà vincolata a totalizzare un numero di crediti molto inferiore al fabbisogno per via dell'esonero decretato dalla Commissione Nazionale. Allo stesso modo un laureato che frequenta un master potrà fruire di un esonero totale per tutta la lunghezza dell'insegnamento». Non solo è arduo stabilire se un medico è in regola, ma anche delineare chi e come lo sanzionerebbe. La manovra 2011 considera la violazione dell'obbligo di formazione continua illecito disciplinare sanzionabile dall'ordine. E nel nuovo codice deontologico 2014 all'articolo 19 si legge che è l'Ordine di riferimento a valutare eventuali inadempienze degli iscritti: le segreterie degli Ordini possono indirizzare agli iscritti una richiesta di "deposito crediti" per verificare la corretta applicazione dell'obbligo. Ma le sanzioni di riferimento vanno ancora emanate dalla Commissione Ecm. «Il dispositivo sanzionatorio previsto nel 2011 a mio parere è superato dai fatti - afferma Bovenga - oggi ad esempio ai medici ospedalieri viene richiesto di essere in regola con le norme dell'Ecm nei concorsi per la direzione di struttura complessa e nelle verifiche per il passaggio di fascia a 5 e a 15 anni, e la stessa regolarità è condizione per l'ammissione a molti concorsi. E' raro che chi non si aggiorna sia in "carriera", e l'incentivo ad aggiornarsi è molto convincente».
Sì, il depennamento dei medici competenti più che un incentivo sembra un meccanismo repressivo. «A parte che il Ministero ha assunto una posizione dialogante, è anche vero che la posizione dei medici dipendenti è peculiare, loro sono tenuti per legge a totalizzare dei crediti e a depositarli al Ministero. Nel loro caso possiamo dire valga un po' meno il concetto secondo cui una cosa sono i crediti totalizzati e l'altra l'essere in regola», dice Bovenga. «Anche se forse - soggiunge - bisognerebbe chiedersi perché il testo unico 81/08 abbia introdotto una disciplina così diversa dal resto della professione».
Fonte:doctor33.it

Mancano i crediti Ecm, medici competenti depennati. Ora rischiano di risarcire i lavoratori

Il Ministero della Salute ha depennato dal registro dei medici competenti - quelli che effettuano la sorveglianza sanitaria sui lavoratori - 6500 iscritti su circa 11 mila. Motivo: non avrebbero i crediti di aggiornamento sufficienti. Il decreto legislativo 81 del 2008 dispone che i medici competenti debbano totalizzare tutti e i 150 crediti Ecm previsti in tre anni e il 70% (135 crediti) va conseguito nella loro disciplina. I tre anni decorrono non dal 2008 al 2010, ma nel triennio successivo, 2011-13. Chi non aveva i crediti dal 2014 s'intendeva depennato dal Registro, ma è stato accordato tutto il 2014 per mettersi in pari; per segnalare di aver ottenuto i crediti, visto che molti provider tardano a segnalarli alla Direzione Prevenzione del Ministero (che tiene il Registro) c'era tempo fino a tutto marzo. E ora che succede al medico depennato? «Chi non ha assolto all'obbligo formativo ma ha continuato a svolgere il ruolo di medico competente dal 1 gennaio 2014 ad ora, si assume la responsabilità di quanto ha fatto nei confronti dell'azienda da cui ha ricevuto l'incarico e dei lavoratori suoi assistiti; potrebbe essere anche chiamato a risarcire eventuali danni provocati da atti da lui sottoscritti (giudizi di idoneità) per i quali non era più titolato», spiega Cristiano Ravalli, medico competente che tiene un blog aggiornato, e ha censito tra i primi gli "scomparsi" di Pasquetta.
L'associazione dei medici d'azienda e competenti Anma ha scritto augurandosi che il depennamento non sia proprio per qualche credito Ecm in meno. Il presidente Giuseppe Briatico Venosa in una nota al Ministero della Salute chiede «la sospensione della cancellazione dall'elenco per i medici che certificano l'annullamento del debito formativo entro il 2015». Annuncia inoltre che i medici competenti stanno attivando «una riflessione su un impianto di verifica di requisiti che per alcuni versi appaiono alquanto vessatori; (...)nessun'altra figura sanitaria è sottoposta all'impianto sanzionatorio che subisce un medico competente».
Il Ministero della Salute gli ha risposto con una nota - ripresa da Fnomceo e da Simlii, l'altra grande associazione di categoria - in cui invita i medici che hanno regolarmente partecipato al programma di aggiornamento continuo in medicina 2011-2013 a segnalare eventuali cancellazioni per omessa trasmissione o disguidi nella ricezione delle certificazioni o autocertificazioni Ecm all'indirizzo Pec: [email protected]
Tra i depennati, forse, molti potrebbero essere i medici che non possono essere considerati competenti perché non effettuano la sorveglianza sui lavoratori a norma del dlgs 81/08: a livello nazionale sono infatti solo 5 mila i medici nominati dai datori di lavoro (e censiti da Asl Milano) che comunicano i dati entro il 31 marzo di ogni anno. Tuttavia, come sottolinea Ravalli, «non siamo affatto sicuri che tra i depennati non vi siano anche i sanitari che erano esentati dall'obbligo formativo: colleghe in maternità, specializzandi, congedi per malattie etc».
Fonte: doctor33.it


 

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